Il Loden

Nasce nell’XI secolo tra le montagne del Tirolo: i pastori bollivano la lana delle pecore con aghi di pino per renderla impermeabile (il primo “tech fabric” della storia, praticamente). Poi arriva l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria, lo sceglie per le battute di caccia ed il cappotto dei contadini diventa simbolo aristocratico.  Il colore? Quel verde profondo, elegante e un po’ malinconico, che oggi ha persino un suo colore Pantone: 18-0422 “Loden Green”.

«Un verde scuro e molto perbenino» veniva definito sul numero di ottobre 1975 di Vogue Italia, a pagina 288, il colore del Loden nelle sue forme più famose. Oggi sotto la voce 18-0422 TCX si nasconde il Loden Green sul sito di Pantone, nel linguaggio cromatico universale che consacra il capo nella storia della moda. E, ancora, se ieri faceva parte molto strettamente dello “stile caccia”, oggi il cappotto in lana infeltrita si trova negli armadi di ogni appassionato che si rispetti, considerato un pilastro del vestire intelligente. Un perfetto capo “jolly” che permette di esser declinato in più stili, adattandosi ai diversi look e restando sempre caldo, morbido e praticamente impermeabile. Se la moda torna sempre, il Loden ha conquistato un posto fisso che lo cristallizza al centro del cerchio.

Qualche bottone in verticale, preferibilmente non a doppio petto, di solito in pelle o simile; poi un colletto un tempo stile camicia, praticamente girocollo e poco allungato, mentre oggi gioca anche con rever e pieghe più particolari; infine il lodo, tessuto originario del Tirolo che letteralmente significa “balla di lana” e al quale il capo ruba il nome.

Di origine povera e medievale, il tessuto grezzo loden veniva infeltrito e garzato per renderlo impermeabile e allo stesso tempo morbido, ma certamente non tinto. Via libera quindi alle sfumature che la lana delle pecore tirolesi permetteva: dal grigio chiaro a quello più scuro. Sarà solo nel XIX secolo che il cappotto diventerà “di moda”, dopo che la fabbrica Moessmer confezionerà un Loden bianco per l’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria, che lo rese tessuto d’elezione per le battute di caccia della nobiltà austro-ungarica: da qui il colore verdone, che permetteva di mimetizzarsi nella vegetazione.

Per soli 5 metri di tessuto si racconta servano 40 giorni di lavorazione e lunghe ore per filare la lana, fino ad arrivare a ottenere un cappotto così resistente che tutt’oggi un Loden vintage è praticamente sempre in condizioni perfette, mantenendo la sua impermeabilità. Un vero e proprio materiale senza tempo, carico di storia e di significati, che trovano per altro spazio nel primo e unico Museo del Loden a Vandoies (BZ), dove è possibile scoprire l’intero procedimento di lavorazione del panno, dalla tosatura fino alla produzione dei vestiti.

Nella storia lo hanno apprezzato in molti, dalla monarchia inglese fino alle dive del cinema, come Brigitte Bardot che lo abbinava a mocassini neri e collant colorati rosso fuoco, poi gli intellettuali e la borghesia degli anni ’60 con le maison che ne hanno creato versioni di ogni genere e colore nella decade successiva. Lady Diana lo portava sopra gli abiti da sera (chic senza sforzo), Rudolf Nureyev lo indossava tra Parigi e Berlino come fosse una divisa bohémienne.

Nel suo essere così evergreen, sembrerebbe proprio che il Loden sia il Dorian Gray del mondo della moda, dalla lunga storia ma ancora estremamente contemporaneo e praticamente genderless.

Tra le aziende tirolesi leader nella produzione del loden secondo tecniche tradizionali, occorre segnalare Steinbock.  Nel 1938 Josef Payr – il nonno dell’attuale amministratore delegato di Steinbock, Joseph Payr – iniziò a lavorare i tessuti insieme alla moglie Thusnelda in una fabbrica a Telfs in Tirolo. Egli trasmise il suo amore e la sua dedizione per i materiali speciali alle due generazioni successive, che ancora oggi hanno a cuore gli elevati standard qualitativi dei prodotti Steinbock.

Il  loden Steinbock è prodotto in modo classico senza l’aggiunta di sostanze chimiche, il che significa che il grasso naturale della lana – la lanolina – viene trattenuto nel tessuto e favorisce il deflusso dell’acqua piovana.

Per i  cappotti in loden, Steinbock utilizza principalmente il “Luxury Himalayan Loden” ( 85% lana vergine 15% alpaca), un loden non arrotolato, riconoscibile per il lungo orlo.

Per le giacche, ricorre ad  un loden più leggero,  con contenuto di cashmere e un eccellente comfort di vestibilità.

Da tre generazioni Steinbock continua a lavorare con i materiali che  appartengono al proprio paesaggio alpino.

Tutti i tessuti utilizzati provengono da una produzione sostenibile,  le cui proprietà  sono alla base della filosofia Steinbock.